Il nostro territorio
La bella cittadina di Montorio ha per cornice un territorio fatto di piccole valli, dove scrosciano ancora i fiumi più irrigui, che ascendono fino alle vette del Gran Sasso d’Italia in un susseguirsi di campi, prati, boschi e fiori alpestri. Habitat di specie da salvare e proteggere, è custode di un grado di biodiversità così alto da permettere l'istituzione del Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga. Così Montorio, posta all'imbocco dell'area protetta, è diventata “la vetrina del Parco”, e punto di partenza della Strada Maestra del Parco. Un percorso caratteristico lungo la parte più suggestiva della vecchia Strada statale 80 Teramo-L'Aquila che collega Montorio al Vomano ad Amiternum, attraverso il Passo delle Capannelle; ristrutturate le vecchie case cantoniere, oggi punti informativi e foresterie, e create aree di sosta attrezzate, la Strada del Parco è una splendida passeggiata tra storia e natura da fare oltre che in auto, anche in bicicletta o in moto.
Le origini di questa cittadina sono di epoca pre-romana, come attestano le rovine di un tempio dedicato a Ercole, ed alcuni ritengono che questo possa essere il sito dell'antica Beretra, menzionata dai geografi d'età classica. Di sicuro resti e ritrovamenti ascrivibili all'epoca romana sono sparsi e copiosi in tutto il territorio di Montorio. In ogni caso le prime attestazioni dell'odierno abitato sono da far risalire al Medioevo, quando compare il toponimo Mons Aureus, ovvero Monte d'Oro; un oro che farebbe riferimento alle lussureggianti coltivazioni di grano che ricoprono i colli attorno il paese. Ipotesi avvalorata anche dal simbolo comunale che riporta nella sua iconografia traccia dell'etimologia, raffigura infatti tre colli con delle spighe di grano piantate sopra.
Sul finire del Medioevo, nel XV sec., Montorio per "gentile" concessione di Alfonso I d'Aragona divenne feudo dei Camponeschi dell'Aquila e passò in seguito, per via di matrimonio, ai Carafa di Napoli, e quindi all'altra famiglia napoletana dei Caracciolo; successivamente l'ebbero in feudo con titolo marchionale i Crescenzi di Roma ed, infine, i Marchesi di Santo Spirito di Napoli.
Oggi il centro abitato sorge sulle sponde del fiume Vomano e dalla sponda sinistra del fiume si risale, dalla collina sovrastante, alla parte più antica chiamata "il colle”, dal caratteristico aspetto di anfiteatro con più ordini di case situate a scaglioni. Qui, fra le ammucchiate casette di costruzione cinquecentesca, sopravvivono ancora i resti dell'incastellamento medievale, presso la Rocca, e le imponenti vestigia del Forte S. Carlo; edificio voluto nel 1686 dal Vicere spagnolo di Napoli, il Marchese del Carpio, per dare alloggio alle truppe occupate nella lotta contro il brigantaggio, ma rimasto incompiuto.
Nella parte bassa, si slarga la piazza dalla quale si snodano le vie principali del paese, con le più antiche abitazioni gentilizie di costruzione seicentesca; una serie di palazzotti tutti molto interessanti, con i bei patii interni a corte, i portali a ghiera con grossi conci sagomati e gli eleganti portaletti con chiave d’arco. La Colleggiata di San Rocco, prospettata sulla piazza, è il trionfo del Barocco. La facciata si compone di due corpi distinti, che tradiscono due diverse fasi edilizie; quasi di fronte il palazzo marchesale Camponeschi-Carafa, con il suo imponente portale e gli splendidi affreschi interni. Altra particolare menzione merita la Torre dell'orologio che, oggi, presenta un quadrante di maiolica di Castelli con sfere di rame placcate in oro ma, anticamente, ne aveva uno dipinto in nero e alle 2 di notte suonava 44 tocchi, segnale al quale coloro che erano banditi dovevano rincasare.
Da non perdere assolutamente la Chiesa degli Zoccolanti e la Chiesa dei Cappuccini con annesso Convento, interessanti testimoni della presenza francescana a Montorio insieme alla Chiesa del Convento di S. Francesco. Graziosa e delicata cona votiva è la piccola Chiesa della Madonna della Cona, con tele di Gennaro della Monica, una Madonna molto sentita e venerata cui è dedicata anche un'importante processione nel corso dell'anno. Infine non si dimentichi la settecentesca Chiesa di S. Filippo Neri.
Senz'ombra di dubbio la gastronomia montoriese si caratterizza soprattutto per la pasticceria artigianale che produce dolci che appartengono alla tradizione locale. Un tipico prodotto è il Bocconotto, dolce di antica tradizione, che si accompagna con un buon bicchiere di vino rosso locale che ne esalta il sapore. Altro dolce locale che si prepara in occasioni di festività e ricorrenze è la Pizza dolce, preparato con pan di spagna e crema pasticciera, è guarnito con mandorle dolci tritate, cannella e cacao amaro. È il tipico dolce dei matrimoni.
Se possibile, si consiglia di non perdere quella che forse è la più particolare tradizione Montoriese: il “Carnevale morto”, usanza derivante direttamente dalla commedia dell’arte. Altro importante avvenimento è la “Congiura dei Baroni”, rievocazione storica in costume d’epoca che ogni anno si svolge nelcentro storico cittadino e che propone tra l'altro la corsa pazza nudaper le vie del paese.
Si conclude la carrellata di curiosità con lo Stu, un gioco di carte forse di origine irlandese pressochè sconosciuto in Italia. Nel periodo di Natale adulti e bambini si affrontano con un mazzo di quaranta carte dipinte con originali figure, discutendo e giocando con gesti, contrattazioni e fraseggi in dialetto, creando uno scontro decisamente esilarante
Le origini di questa cittadina sono di epoca pre-romana, come attestano le rovine di un tempio dedicato a Ercole, ed alcuni ritengono che questo possa essere il sito dell'antica Beretra, menzionata dai geografi d'età classica. Di sicuro resti e ritrovamenti ascrivibili all'epoca romana sono sparsi e copiosi in tutto il territorio di Montorio. In ogni caso le prime attestazioni dell'odierno abitato sono da far risalire al Medioevo, quando compare il toponimo Mons Aureus, ovvero Monte d'Oro; un oro che farebbe riferimento alle lussureggianti coltivazioni di grano che ricoprono i colli attorno il paese. Ipotesi avvalorata anche dal simbolo comunale che riporta nella sua iconografia traccia dell'etimologia, raffigura infatti tre colli con delle spighe di grano piantate sopra.
Sul finire del Medioevo, nel XV sec., Montorio per "gentile" concessione di Alfonso I d'Aragona divenne feudo dei Camponeschi dell'Aquila e passò in seguito, per via di matrimonio, ai Carafa di Napoli, e quindi all'altra famiglia napoletana dei Caracciolo; successivamente l'ebbero in feudo con titolo marchionale i Crescenzi di Roma ed, infine, i Marchesi di Santo Spirito di Napoli.
Oggi il centro abitato sorge sulle sponde del fiume Vomano e dalla sponda sinistra del fiume si risale, dalla collina sovrastante, alla parte più antica chiamata "il colle”, dal caratteristico aspetto di anfiteatro con più ordini di case situate a scaglioni. Qui, fra le ammucchiate casette di costruzione cinquecentesca, sopravvivono ancora i resti dell'incastellamento medievale, presso la Rocca, e le imponenti vestigia del Forte S. Carlo; edificio voluto nel 1686 dal Vicere spagnolo di Napoli, il Marchese del Carpio, per dare alloggio alle truppe occupate nella lotta contro il brigantaggio, ma rimasto incompiuto.
Nella parte bassa, si slarga la piazza dalla quale si snodano le vie principali del paese, con le più antiche abitazioni gentilizie di costruzione seicentesca; una serie di palazzotti tutti molto interessanti, con i bei patii interni a corte, i portali a ghiera con grossi conci sagomati e gli eleganti portaletti con chiave d’arco. La Colleggiata di San Rocco, prospettata sulla piazza, è il trionfo del Barocco. La facciata si compone di due corpi distinti, che tradiscono due diverse fasi edilizie; quasi di fronte il palazzo marchesale Camponeschi-Carafa, con il suo imponente portale e gli splendidi affreschi interni. Altra particolare menzione merita la Torre dell'orologio che, oggi, presenta un quadrante di maiolica di Castelli con sfere di rame placcate in oro ma, anticamente, ne aveva uno dipinto in nero e alle 2 di notte suonava 44 tocchi, segnale al quale coloro che erano banditi dovevano rincasare.
Da non perdere assolutamente la Chiesa degli Zoccolanti e la Chiesa dei Cappuccini con annesso Convento, interessanti testimoni della presenza francescana a Montorio insieme alla Chiesa del Convento di S. Francesco. Graziosa e delicata cona votiva è la piccola Chiesa della Madonna della Cona, con tele di Gennaro della Monica, una Madonna molto sentita e venerata cui è dedicata anche un'importante processione nel corso dell'anno. Infine non si dimentichi la settecentesca Chiesa di S. Filippo Neri.
Senz'ombra di dubbio la gastronomia montoriese si caratterizza soprattutto per la pasticceria artigianale che produce dolci che appartengono alla tradizione locale. Un tipico prodotto è il Bocconotto, dolce di antica tradizione, che si accompagna con un buon bicchiere di vino rosso locale che ne esalta il sapore. Altro dolce locale che si prepara in occasioni di festività e ricorrenze è la Pizza dolce, preparato con pan di spagna e crema pasticciera, è guarnito con mandorle dolci tritate, cannella e cacao amaro. È il tipico dolce dei matrimoni.
Se possibile, si consiglia di non perdere quella che forse è la più particolare tradizione Montoriese: il “Carnevale morto”, usanza derivante direttamente dalla commedia dell’arte. Altro importante avvenimento è la “Congiura dei Baroni”, rievocazione storica in costume d’epoca che ogni anno si svolge nelcentro storico cittadino e che propone tra l'altro la corsa pazza nudaper le vie del paese.
Si conclude la carrellata di curiosità con lo Stu, un gioco di carte forse di origine irlandese pressochè sconosciuto in Italia. Nel periodo di Natale adulti e bambini si affrontano con un mazzo di quaranta carte dipinte con originali figure, discutendo e giocando con gesti, contrattazioni e fraseggi in dialetto, creando uno scontro decisamente esilarante