STORIA
Prima del 290 a.c. la località è abitata da pastori Sabini ed ai lati delle alture, rivolti a levante, alloggiano necropoli ipogeiche. Il luogo, forse, si identifica con l'antica 'TREBUILA SUFFENNATES' ed i resti di tombe sono visibili in tutto il territorio, per come risulta dagli scritti di Dionigi di Alicarnasso in 'Antiquitates' e da Plinio.
Nel 774 d.c. Carlo Magno dona il territorio sabino alla Chiesa, e nell'897 i Saraceni invadono i territori Sabini, distruggono Rieti e massacrano i monaci farfensi.
Nell'anno 825 i Saraceni, provenienti dall'Arabia, sbarcarono, infatti, a Civitavecchia ed invasero l'Italia centrale; occuparono Roma e penetrarono in Sabina, in Umbria e in parte delle Marche, saccheggiando e spargendo con ferocia rovine e lutti. Nel 910 furono però cacciati dalle popolazioni Sabine guidate da un certo Archiprando da Rieti, valoroso guerriero; la definitiva e cruenta battaglia ebbe luogo nei pressi di Trebula Mutuesca, l'attuale Monteleone. Dopo la cacciata dei Saraceni, fu la volte degli Ungari che avevano causato danni irreparabili al grande patrimonio artistico di Roma e della Sabina, in specie all'Abbazia di Farfa. Fu allora che le popolazioni, per prevenire altre distruzioni e stragi, iniziarono la costruzione dei primi fortilizi e abbandonarono i loro villaggi e casali esposti per concentrasi sulle più impervie alture.
Da ora in poi la rocca naturale diventa centro abitato.
Nel 1050-1065 Sinebaldo, conte e Rettore di Sabina, figlio di Pipino il giovane, a sua volta nipote di Berardo Re d'Italia discendente diretto di Carlo Magno, attraverso Pipino figlio, risulta proprietario del feudo e fondatore dei primitivo Castello che prende il suo nome Rocca Sinibalda.
Nel 1073 circa Berardo abate dell'Abbazia di Farfa, Gran Conte dei Marsi, riceve in dono dal Pontefice Gregorio VII molte terre di Sabina, tra cui Rocca Sinibalda con il suo titolo.
Nel 1084 in un atto di donazione, fatto a Berardo Abate di Farfa, dal nobile Erbeo, figlio di Teodino appare per la prima volta, su un documento pubblico, il nome di Rocca Sinibalda, 'Roccam de Sinibaldo' (questa donazione si riferisce ad una porzione immobiliare confinante con una cripta detta ?della Meretrice? dalle genti di Rocca Sinibalda). L'Abbazia di Farfa però non mantenne a lungo il controllo sulla rocca che gi? nel 1118 era fuori dalla sua influenza. Tra il 1155 ed il 1159 il feudo ed il Castello sono di Sinibaldo Berardi, figlio di Tedino, Signore di Rocca Sinibalda. Nello stesso anno Sinibaldo Berardi si trasferisce a Palermo al seguito di Ruggero II e nel 1160 nascer? Rosalia eroina e futura Patrona di Palermo.
Nel 1183 il feudo ed il castello sono di propriet? di Rinaldo di Sinibaldo Signore della citt? di Mareri e di altre terre d'Abruzzo. Nel 1191 il Castello ed il feudo vengono confiscati a Rinaldo Sinibaldo per avere, lo stesso, parteggiato per Enrico V nella guerra persa contro Tancredi. Dopo la confisca il Castello e il feudo passano in propriet? ad un certo Filippo che assume il cognome di Mareri dando inizio alla omonima famiglia che mantiene la propriet? di Rocca Sinibalda. ( I Mareri manterranno con alterne vicende la propriet? del feudo fino all?inizio del 1500; in questo arco di tempo sono da segnalare due eventi importanti: la nascita nel castello di santa Filippa Mareri,(1200) che torner? successivamente a Borgo San Pietro nella parallela Valle del Salto; la costruzione nel 1300 della chiesa parrocchiale.
Nel 1200 circa nasce, nel Castello, S. Filippa Mareri francescana fondatrice del convento di Borgo S. Pietro nella valle del Salto (ora sommerso dalle acque dei bacino idroelettrico) morta nel 1246.
Nel 1242 avviene la confisca ai Mareri del Castello di Rocca Sinibalda dopo l'assedio di Rieti, da parte di Federico II. Nel 1245 il castello ? restituito alla famiglia Mareri ad opera di Papa Innocenzo IV e nel 1250 Costanza Mareri eredita il Castello ed il feudo.
Nel 1300 circa il Castello ed il feudo risultano di propriet? della nobile famiglia Buzzi di Romancia e nel 1333 Messer Francesco Leone Buzzi ottiene dalla Curia di Rieti il permesso di edificare la Chiesa di S. Giovanni a lato ?Castelluccio? di cui ? Signore.
Nel 1458 il feudo ed il Castello ritornano alla famiglia Mareri. Signore ne ? Giovanni Mareri con i fratelli. Papa Callisto I I I impone alla citt? di Rieti di proteggere la famiglia Mareri e la Universit? di Rocca Sinibalda. Nel 1486 Giovanni Francesco De Rocca (Mareri) ? nominato Capitano Generale dell'Oste dei Reatini, nella Guerra contro Cottanello e gli Orsini. Nel 1500 Feudo e Castello sono di propriet? dei fratelli Muzio e Prospero Mareri. Il conte Muzio ? proprietario dei Castello e di parte del feudo ed il Conte Prospero di altra parte dei Feudo.
I Mareri, se da un lato governarono Roccasinibalda con un rigido regime feudale che caus? ricorrenti fiammate di ribellione, da un altro diedero un buon impulso all'agricoltura, introducendo nel Quattrocento la coltivazione dello zafferano, ed al commercio che aveva il suo centro motore nel mercato di Vinola, sito nei pressi del Turano.
Nel 1502 da una breve di Papa Alessandro VI Borgia, risulta che Paolo Orsini, accompagnato dal Commissario Papale Pietro Grifi, alla testa di soldatesche munite di macchine da guerra, espugna il castello e subito dopo il Castello ed il paese sono affidati in custodia al Comune di Rieti.
Nel 1504 Papa Giulio II, Della Rovere, conferma il provvedimento di Alessandro VI e custode del castello risulta Piergiovanni Cappelletti, che detiene i beni per il Comune di Rieti in nome del Papa; ma a seguito delle dimissioni del Cappelletti, viene nominato Castellano Giovanni di Santi Petroni detto Santinello. A quei tempo il ?castelluccio? era difeso da ?17 boche di foco?. Nel 1524, Ufficialmente, Muzio Mareri, conserva ancora il titolo di ?Signore di Rocca Sinibalda? e con tale titolo sposa Sabina Savelli, ancora proprietario del castello di fatto non ne ha il possesso e la disponibilit?.
Alessandro Cesarini nominato cardinale da Papa Leone X nel 1527entra in possesso del castello e di met? del feudo (il 21 febbraio 1527, poco prima del sacco di Roma iniziato il 6 maggio).
Alessandro Cesarini fu vescovo di Albano, di Palestrina e di Cuenca (Spagna) organizz? il Concilio di Trento, fu determinante nell'elezione di Paolo II, Farnese, fu mediatore tra Carlo V e Francesco I. Egli nel 1527 era gi? feudatario, per eredit?, di Belmonte, confinante con il feudo.
Nel 1530 il cardinale Alessandro Cesarini commissiona la ristutturazione del ?castelluccio? medievale in castello residenziale fortificato, all'architetto Baldassarre Peruzzi da Siena questi predispone piani e disegni.
I disegni originali sono conservati a Firenze agli Uffizi. Fino al 1533 i lavori di ampliamento e di rafforzamento dei castello sono in pieno svolgimento come risulta da atti notarili. Nel 1534 viene eletto Papa Paolo II Farnese e Baldassarre Peruzzi ? nominato Architetto della Fabbrica di S. Pietro ed intanto anche se non ancora ultimati i lavori, il castello nuovo in gran parte ? gi? abitabile. Viene ospitata nel castello Margherita d'Austria, figlia dell'imperatore Carlo V futura Duchessa di Parma e Piacenza. Viene anche ospitato Papa Paolo II.
Nel 1536 (il 6 gennaio) muore Baldassarre Peruzzi. I lavori vengono continuati da Antonio da Sangallo il giovane, da De Rocchi e da Sallustio Peruzzi, figlio di Baldassarre. Nel 1537 terminano i lavori.
Negli anni seguenti vengono decorate le pareti dei saloni con affreschi e ne sono autori i migliori pittori operanti in quel tempo in Roma: Perin Del Vega, Polidoro da Caravaggio, Giovanni da Udine e loro aiuti, nel 1542 Alessandro Cesarini acquista l?altra met? dei feudo, gi? confiscata a Prospero Mareri nel 1526. Nel 1542 Alessandro Cesarini, prima di morire, istituisce su tutti i suoi beni un perpetuo fidecommesso a favore dei cugino Giuliano Cesarini, Gonfaloniere del Senato di Roma, figlio di Giangiorgio vicinissimo alla corte Papale dei Farnese ed alla casa imperiale degli Asburgo.
Alla morte del cardinale Alessandro, Giuliano Cesarini da potente diventa potentissimo e parteggia apertamente per gli Spagnoli. Nel 1555 all?inizio dei pontificato di Paolo IV Carafa tutti i beni dei Cesarini vengono sequestrati temporaneamente perch? Giuliano Cesarini aveva partecipato alla congiura, svoltasi in casa del Cardinale Guido Ascanio Sforza, in cui si decise di trasferire le galere comandate da Carlo Sforza da Civitavecchia a Napoli, ovvero dallo schiarimento Francese a quello Spagnolo. Il castello ? ancora sotto sequestro fino al 1556. Il consegnatario dei beni dei Cesarini ? Giuseppe Ancini che redige l'inventario delle cose a lui consegnate: 71 corsaretti, 36 cannoncini, 300 archibugi finiti, 333 celate, 8 archibus? da posta, 36 archibusi dorati forniti di velluto, 5436 libbre di salnitro. 1615. Il 5 lugliodel 1556 il feudo di Rocca Sinibalda ? eretto a Marchesato con breve di Papa Paolo V.
Nel 1656 la grande peste di Napoli raggiunge Rocca Sinibalda e tutte le pareti dei Castello vengono ricoperte di uno spesso strato di calce. Scompaiono cos? i meravigliosi affreschi per alcuni secoli.
Nel 1672 il feudo ed il castello sono del Duca Gerolamo Mattei, come risulta da ordini da questi firmati il 20 marzo. Nel 1678 per 85.000 scudi, il 13 novembre, previa autorizzazione chirografa di Papa Clemente X, la Duchessa Eugenia Spada Mattei ed il figlio Cardinal Fabrizio Spada tutori di Alessandro Mattei figlio del Duca Gerolamo vendono al Duca Lante Della Rovere i feudi di Rocca Sinibalda, Belmonte e Antuni. Un chirografo dello stesso anno dei Papa Innocenzo XI, conferma l'autorizzazione di cui sopra e in quell'anno Papa Innocenzo XI Odescalchi eleva a ducato il feudo di Rocca Sinibalda con breve del 19 settembre 1685, e a principato con breve dei 19 dicembre.
Nel 1710 nel mese di maggio scoppia la S. Barbara del Castello, si sbreccia lo sperone anteriore del mastio ed un incendio furioso distrugge il loggiato del cortile (mai ricostruito) i ponti levatoi ed il grande salone del piano nobile. Nello stesso anno i cannoni della Rocca vengono trasferiti a Caste S. Angelo in Roma.
Nel 1739 il 3 ottobre i Lante della Rovere vendono per 40.000 scudi Rocca Sinibalda e Belmonte al Marchese Innocenzo Muti-Buzzi. Il castello viene restaurato nella parte sinistrata e nel salone di ricevimento al primo piano vengono dipinti gli affreschi rappresentanti i feudi di: Rocca Sinibalda, Torricella, Antuni, Pantana.
Nel 1763 un chirografo di Papa Clemente XIII, del 15 novembre, concede al Marchese Innocenzo Muti di creare due compagnie di fanti per il feudo.
Il 21 gennaio 1777 i Muti vendono, per 50.000 scudi al milanese Marchese Antonio Menafolio, feudo e Castello. Il 16 dicembre 1781 un chirografo di Papa Pio VI Braschi certifica la vendita dei feudi da Enrico Manfolio, figlio di Antonio, al Marchese Amanzio Lepri e il 21 gennaio 1782 il Marchese Amanzio Lepri lascia per testamento, tutti i suoi feudi, compresa Rocca Sinibalda, a Papa Pio VI a condizione che questi ne lasciasse erede il nipote Luigi Braschi-Onesti.
Si sa che nel 1785 circa, Vincenzo Monti ? ospite dei castello.
Nel 1802 Marianna Lepri, nipote di Amanzio, impugnata la validit? dei testamento e promossa una causa contro i Braschi, con processo autorizzato da Pio VI, conclude un compromesso con il quale l'eredit? viene divisa tra Luigi, nipote del Papa - a cui tocca parte del feudo - e Marianna Lepri a cui tocca il Castello. Il trattato di ?concordia? viene steso il 16 ottobre 1802 con il beneplacido del Papa. Cosi dopo 20 anni di usurpazione da parte di Luigi Braschi, il castello passa a Marianna Lepri. Durante i suddetti 20 anni, il Duca Luigi Braschi si fregia anche dei titolo di Principe di Rocca Sinibalda. Nel 1816 il castello ? di propriet? di Alessandro Curti Lepri mentre nei 1843 proprietario ? il Marchese Ferdinando Lorenzana.