Paesaggio
La Maiella è, immediatamente dopo il Gran Sasso, il più elevato gruppo emergente dell'Appennino, isolato come una tozza cupola nella vasta area compresa fra le valli della Pescara, la fossa tettonica di Caramànico, l’intera valle del fiume Orta, i guadi di S.Leonardo e di Forchetta Palena e le alture ondulate del Subappennino Frentano. Anche a prima vista, le differenze con il Gran Sasso sono estremamente marcate. Se quello appare come una doppia catena calcarea dominata in alto da creste aeree, da picchi tricuspidali, da erte pareti rocciose, contrapposti verso sud a una serie di bacini chiusi, la Maiella si presenta invece come un'enorme gobba anticlinale quasi inaccessibile, allungata da nord a sud e tagliata nettamente ad ovest da una gigantesca faglia di i6oo m. di dislivello e che sovrasta il centro abitato di S.Eufemia a Maiella.
La parte culminale è formata da vette che superano i 2.500 m. di altitudine: il Monte Amaro, il più elevato (m. 2.793), i Tre Portoni (m. 2.653), il Pesco Falcone (m. 2.657) e, più ad est, il Monte Acquaviva (m. 2.737). A nord la cresta principale si mantiene elevata e compatta fino alla Maielletta (m. I995), dove perde quota rapidamente, diramandosi in vari speroni secondari; mancano o sono molto disagevoli i valichi, come la Sella Acquaviva che è poco più di un semplice intaglio a 2050 m. fra il Monte Cavallo e il Blockhaus.
Verso sud la montagna si fa meno complessa, allungandosi in una doppia dorsale che delimita il suggestivo vallone di Femmina Morta e degradando poi con la Tavola Rotonda (m. 2.403) fino al Guado di Coccia (m. 1.652) per rialzarsi nell'erto Monte Porrara (m. 2.136). La Maiella è formata in gran parte da terreni terziari, essendo la massa principale costituita da calcari nummolitici dell'Eocene che poggiano su un basamento fortemente fagliato di calcari del Cretacico.
Le ultime pendici a nord, verso la Pescara, hanno vaste impregnazioni asfaltiche, in prevalenza nel calcari miocenici, ma anche in quelli eocenici (Miniera di Santo Spirito) e perfino nei calcari concrezionati quaternari (Cusano).
L'impregnazione che ha interessato, sebbene con importanza diversa, i vari livelli, si ritiene avvenuta ad opera di idrocarburi provenienti attraverso fratture da sedi profonde.
Gli studi del geologo svizzero Bally e del Demangeot inquadrano chiaramente il massiccio dal punto di vista morfologico. Si tratta di una superficie d'erosione complessa costituita da gradini ciclici incastrati l'uno nell'altro. Il grande numero di faglie incrociate ha fatto di essa un mosaico di poliedri indipendenti sui quali si sono ripercosse con effetto diverso le numerose spinte orogeniche succedutesi dall'Oligocene ad oggi.